Il re del nostro programma di marzo è il documentario. Ne mostriamo ben tredici, antichi e recenti, tra i più diversi, da quello su Maurizio Valenzi, sindaco a Napoli tra il 1975 e il 1983, figura eccellente di una stagione dove la passione per la politica sembrava in grado di cambiare il paese, a quello su uno dei luoghi più segreti e iconici della cultura italiana, la biblioteca di Umberto Eco, allo straordinario film di Delphine Seyrig, Sois belle et tais-toi (1981), sul ruolo delle donne nel cinema. Seyrig è la protagonista di Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce, considerato dalla decennale classifica stilata dalla rivista “Sight & Sound” come il più bel film di sempre. Lo abbiamo mostrato a gennaio ed è stato un grandissimo successo; abbiamo quindi deciso di proporre un omaggio alla sua autrice, Chantal Akerman, maestra nello sperimentare linguaggi, capace di attraversare la finzione, il documentario, la video-istallazione. Sarà un’occasione unica per avvicinarsi a una cineasta che ha realizzato un percorso d’artista personale, urgente, mai scontato tra gli Stati Uniti e l’Europa.
Due omaggi a due cinematografie lontane tra loro ci permetteranno di vedere in sala cinque capolavori di un cinema, quello greco, che raramente arriva nelle sale italiane, ma che può vantare opere e autori affascinanti. La rassegna Rendez-Vous, che continuerà nel cartellone di aprile, ci porterà invece una selezione di recenti film francesi, con le conferme di autori consacrati come Ozon e molte sorprese.
In occasione dell’uscita italiana di The Whale, proponiamo un omaggio a Darren Aronofsky, con alcuni dei suoi film più riusciti, quelli nei quali riesce, anche grazie al talento dei suoi interpreti, a raccontare la caduta e la redenzione, uno dei topos più radicati nella cultura americana.
Walter Hill ha trasformato l’action movie in coreografia, in una nuova forma di danza. I guerrieri della notte è il nostro film ‘ritrovato al cinema’ del mese. Un’opera che chiude un decennio (siamo nel 1979) e che avrà un’influenza determinante sui due successivi; un film corale, senza grandi star, perché protagonisti sono gli spazi urbani della città più cinematografica del mondo, New York. E a proposito, non perdetevi la retrospettiva dedicata ai grandi film girati nella Grande Mela tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, quelli che insegnarono a Hollywood cosa fosse il cinema.
Renzo Renzi, intellettuale e critico cinematografico, tra i fondatori della Cineteca, creò nei primi Cinquanta, con alcuni amici bolognesi, la Columbus Film, società che produsse alcuni suoi cortometraggi, tra cui quel piccolo capolavoro che è Guida per camminare all’ombra, prezioso documentario sui portici della nostra città. Ricordo come Renzi auspicava che Bologna diventasse una città del cinema, ma aggiungeva sempre che sarebbe stato impossibile, perché i bolognesi, venendo da una tradizione agricola, erano troppo concreti per produrre un’arte così immateriale. Se
fosse vivo oggi, sarebbe felice di vedersi smentito dai fatti. A Bologna, da molti anni, hanno sede l’IBC Movie, società che produce Bellocchio, Pietro Marcello, Carpignano; Arancia film che produce i film di Giorgio Diritti; Kiné che ha recentemente portato alla Berlinale l’esordio di Antonio Bigini; Tempesta film, che l’anno scorso ha prodotto Ariaferma e Le pupille di Alice Rohrwacher, nella cinquina degli Oscar come miglior cortometraggio. Mentre scrivo non so se il film vincerà, ma per noi bolognesi sapere che, per la prima volta, un’opera prodotta e interamente realizzata a Bologna corre per un Oscar è giù una vittoria. Per tanti anni abbiamo detto che Bologna aveva tutte le caratteristiche per diventare anche un luogo di produzione: questa candidatura è un segnale per dire che ora lo è, che Bologna è una città del cinema.

Gian Luca Farinelli