L’editoriale di agosto e settembre

04/08/2023

Presentazione del programma di agosto e settembre nelle sale della Cineteca di Bologna firmato dal direttore Gian Luca Farinelli.

Mentre andiamo in stampa è in corso il più grande sciopero di Hollywood degli ultimi decenni. Era dal 1960 che sceneggiatori e attori non si schieravano così compattamente. Un braccio di ferro contro le majors e le grandi piattaforme di streaming dall’esito incerto, dove la posta in gioco non è solo economica e riguarda il futuro stesso del cinema: gli esseri umani saranno ancora protagonisti o dobbiamo aspettarci attori rimpiazzati da cloni digitali e sceneggiatori sostituiti dall’intelligenza artificiale?

I due film più attesi di quest’inizio di stagione, Barbie e Oppenheimer, sono usciti negli USA da pochi giorni e già si grida al trionfo della Barbenheimer, perché entrambi stanno polverizzando ogni previsione, e anche l’uscita italiana di Barbie in soli quattro giorni ha portato nelle sale quasi un milione di spettatori e un vento d’entusiasmo tra gli esercenti.

Non ho ancora visto il nuovo film di Nolan. Molto però sappiamo della sua dodicesima opera. Dopo due decenni il regista britannico ha rotto con la Warner, lo studio che aveva prodotto la maggior parte dei suoi lavori precedenti, colpevole di aver fatto uscire tutti i film della stagione 2021 contemporaneamente in sala e su Hbo Max: “alcuni dei nostri grandi talenti sono andati a letto ieri pensando di lavorare per il più grande studio cinematografico del mondo e si sono svegliati stamattina scoprendo di lavorare per il peggior servizio in streaming”. Sappiamo anche che, come di consueto, Nolan ha girato il film in pellicola, e che il Cinema Lumière sarà una delle circa cento sale al mondo a proiettarlo nel glorioso formato 70mm, in grado di esaltare la profondità dei dettagli in cui annegare i nostri sguardi. Sappiamo ancora che, più che un biopic, è una spettacolare riflessione filosofica, un vertiginoso viaggio nell’anima dello scienziato che ha consegnato nelle mani dell’umanità l’arma per la propria autodistruzione. Che il protagonista Cillian Murphy è al sesto film con Nolan, che la sua interpretazione, i suoi occhi di ghiaccio, il suo fisico filiforme renderanno memorabile il suo Oppenheimer, vero Frankenstein del Ventesimo secolo. Nolan è certamente uno dei grandi paladini del cinema al cinema. Per festeggiare l’arrivo nelle sale di Oppenheimer abbiamo immaginato una rassegna-gioco dal titolo improbabile, Chi salverà il cinema? È dall’inizio della pandemia che esercenti, distributori, produttori, critici e appassionati scrutano gli astri del firmamento cinematografico per capire quali saranno gli autori capaci di rinnovare il cinema come arte, ma anche il patto con il pubblico, senza il quale il cinema non è più tale. Ci siamo quindi divertiti a scegliere una decina di autori, al massimo quarantenni, cioè con la maggior parte della loro carriera ancora davanti, proponendo i film che li hanno rivelati alla ribalta internazionale. Opere uniche e sorprendenti che vale la pena rivedere (non poteva mancare, special guest, il film d’esordio di Nolan).

Prosegue – e ci accompagnerà ancora a lungo – la carta bianca a Martin Scorsese, vero percorso d’autore all’interno della storia del cinema sonoro, che ci consente di vedere o rivedere i suoi film, ma anche quelli, capolavori o autentiche rarità, che hanno ispirato il suo sguardo, in abbinamenti inattesi. E di scoprire che i costumi dell’Ereditiera di Wyler hanno aperto a Scorsese un mondo che lo porterà all’Età dell’innocenza; o che il film sul cinema di Kiarostami, Close-Up, gli ha suggerito come mettere in scena un documentario di finzione che restituisse la complessità dell’arte di Bob Dylan.

Dedichiamo poi due omaggi a due cineasti diversissimi, ma che condividono la lingua spagnola e la capacità di raccontarci i loro paesi. Il primo – in occasione dell’‘altro’11 settembre, quello del golpe militare di Pinochet – a Patricio Guzmán, che con la sua opera unica e coraggiosa ha saputo descrivere la forza dell’esperienza democratica di Salvador Allende, il buio della dittatura, le contraddizioni e le speranze del Cile di oggi. Il secondo a Pedro Almodóvar, il restauro della cui opera ci consente di ritrovare la forza dirompente dei suoi primi film che rivelarono al pubblico mondiale la freschezza del suo sguardo, la forza di un giovane gruppo di attrici e attori destinati a un successo internazionale e ci fecero conoscere e amare la nuova Spagna che usciva dalla dittatura franchista.

Apriamo la quarantesima stagione del Lumière, in attesa dell’inaugurazione del Modernissimo, ricordando Jane Birkin, ‘la frangia più chic del pianeta’, inglese adottata dalla cultura francese, attrice, modella, performer, icona di fragilità e trasgressione, che il cinema ha consacrato e reso immortale. Sarà bello rivederla, a fine agosto, sul grande schermo.

Gian Luca Farinelli