Alle 5 del pomeriggio, il 21 giugno 1961, Cléo scoppia a piangere da una
cartomante. Attende il risultato di un esame medico. Ha paura di avere un
cancro. Cléo esce. Tutti la guardano. È una donna splendida, civettuola e
capricciosa. Compra un cappello e rincasa in taxi. Per novanta minuti, in
mezzo a orologi a pendolo che segnano il trascorrere del tempo, non la
abbandoniamo per un istante. La sua governante, il suo amante e i suoi
musicisti non capiscono la sua ansia. Ripete una canzone, il cui testo la
turba. Esce nuovamente, sola. La paura l’ha svegliata. Inizia a osservare
gli altri, i passanti, gli avventori dei caffè e un’amica premurosa. Va in
un parco a guardare gli alberi e incontra un soldato a fine licenza. La
complicità che nasce tra i due, in questo momento pericoloso delle loro
vite, placa Cléo. Lui l’accompagna all’ospedale prima di ripartire per la
guerra d’Algeria. Vivono un momento di grazia nel giorno più lungo
dell’anno.