Big City, villaggio di frontiera, si spopola di adulti dopo una battaglia con gli indiani. Tutti i ruoli sociali vengono allora assunti dai ragazzini che si organizzano facendosi carico ognuno del lavoro del genitore. Purtroppo, però, i bambini non mutuano dai grandi solo abiti e professioni, ma anche pregiudizi ed errori. Ispirandosi al Signore delle mosche di Peter Brook e Piccoli Gangster di Alan Parker, Bensalah realizza “un’allegoria del mondo moderno e dell’Europa stretta alle frontiere dalle nuove popolazioni. [...] Big City rinnova la speranza che, se i film possono riscrivere i generi, i futuri uomini possano riscrivere la storia” (Marianna Cappi).