Intellettuale di stretta formazione marxista, Mrinal Sen è, insieme a Satyajit Ray e a Ritwik Ghatak, una delle figure più rilevanti del cinema bengalese. In questo film mette in scena “una serie di non avvenimenti, strutturati in modo non-drammatico”: sono quelli che gravitano intorno a un vecchio edificio piccolo-borghese di Calcutta, e sui quali Dipu – giovane idealista con ambizioni culturali – è stato invitato a scrivere un pezzo di colore dal direttore di un giornale. Nelle parole di quest’ultimo si concentra l’amara morale anticapitalista del film: “Alcuni vendono patate, altri banane. E noi, vendiamo notizie. L’intero dannato mondo è un grande centro commerciale. E siamo tutti venditori ambulanti”.