“Cronenberg torna alle radici con un film che riprende i temi più profondi della sua opera – dai primi mediometraggi, a cui si richiama il titolo di quest’ultimo lavoro, al body horror di Videodrome e eXistenZ, agli strumenti ginecologici di Inseparabili alla sessualità lancinante di Crash – e li porta più avanti, in modo sia rigoroso che commovente. [...] Il mondo di Crimes of the Future è un mondo esausto, dalle cui ceneri forse scaturirà qualcosa di nuovo, di altro. Il film riposiziona l’esistenzialismo che attraversa tutto il cinema cronenberghiano, la dialettica dell’identità e della mutazione, cosa significa farsi altro (o, nel caso dell’amore, darsi a un altro) in un modo che va aldilà della sua fascinazione per il rapporto tra umanità e tecnologia. In direzione sia più radicale che limpida”. (Giulia D’Agnolo Vallan)